ALLA COMUNITÀ EDUCATIVA
Il gran successo dell'apertura dell'anno scolastico, nell'incommensurabile cornice del Tempio di Giove Anxur, che ha fatto registrare il tutto esaurito, deve avere per noi un forte significato apotropaico, per scongiurare l'aforisma mali principii malus exitus. L'arte con cui hanno deliziato il pubblico i nostri studenti, per dirla alla Majakovskij, "non è uno specchio in cui riflettere il mondo, ma un martello con cui scolpirlo". E quest'anno siamo tutti chiamati come comunità a ricostruire una trama interrotta da eventi imprevisti, che hanno profondamente inciso sui nostri stili di vita nonché sulla nostra concezione del tempo.
"Quaedam tempora eripiuntur nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt. Turpissima tamen est iactura, quae per neglegentiam fit", scriveva Seneca con un efficace climax che riassumeva tre tipologie di perdita di tempo:
1) quello sottrattoci con violenza e dunque per cause altrui o esogene; 2) quello che ci viene sottratto di nascosto, magari con astuzia; 3) quello che perdiamo per colpa nostra. Ecco, se nei primi due casi spesso soggioghiamo a logiche ed accidenti più grandi di noi, nel terzo caso abbiamo una chance: gestire al meglio il tempo che tendiamo a sprecare in faccende inutili, al fine di non possedere cose, ma di realizzarci attraverso di esse.
La didattica laboratoriale, riportata ad una definizione ortodossa, sul piano teorico, si sostanzia, come ci ricorda R. Puleo in un recente articolo, nello scambio interno al gruppo dei soggetti che interagiscono in una determinata classe; implica tensione fra saperi diversi e un costante equilibrio fra autorevolezza e fiducia, contemplando "l’incontro responsabile con l’altro e con i propri limiti". Ergo, "più che contenuti e azioni specifiche rivolti a un prodotto, essa riguarda i presupposti al labor, l’attenzione alle potenzialità, il tempo disteso per la cura. Tutto ciò che quel gruppo specifico, irreplicabile, unico, può imparare, con insuccessi e regressioni, soprattutto grazie a quel che appare a-normale, non ordinario, eretico".
Pertanto, l'augurio migliore che possa farvi (e che rivolgo in fondo a me stesso) è riappropriarvi di voi stessi e del vostro tempo.
Vindicate vos vobis et tempus colligite et servate!
Il Dirigente
Prof. Sergio Arizzi
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