AUGURI NATALIZI DEL DIRIGENTE (A.D. MMXXII)

ALLA COMUNITÀ EDUCATIVA 


“Il clima, la religione, le leggi, le massime di governo, gli esempi delle gesta passate, i costumi, i modi di fare; da questi ne risulta uno spirito generale. [...]; i costumi, nel passato, davano il tono a Sparta, le massime del governo e i costumi degli avi lo davano in Roma.”
Montesquieu

Credo che abbia colpito molti l'accento posto dal neo-ministro dell'Istruzione, nelle sue prime dichiarazioni, sul rispetto delle regole e sui possibili rimedi. Se infatti si rispettano lealmente le regole che sottendono ai rapporti reciproci, caratterizzati essenzialmente dalla completa uguaglianza, dall’indipendenza, dal rispetto, dalla non ingerenza negli affari altrui, di sicuro si contribuisce a garantire l'unità e la coesione sociale. Con questo non intendo certo dire che il rispetto del Natale di per sé sia sinonimo incontrovertibile di educazione e pietas né è mia intenzione scadere in un discorso retorico. Semplicemente ritengo che il concetto di regola  o norma necessaria al vivere sociale (incluso il rispetto di usi, costumi, credi e credenze) sia subissato da tendenze o messaggi discutibili incentrati sulla trasgressione fine a sé stessa o sull'enfasi posta sull'individualità o su presunti diritti.
Vengo da una generazione che apparentemente è stata poco scossa da sovvertimenti politico-sociali o che avrebbe pochi miti da sbandierare o mettere nella bacheca dei ricordi. Tuttavia, quando ero studente, due avvenimenti su tutti mi impressionarono particolarmente. Il primo fu la rivoluzione in Nepal, che portò dopo un decennio di conflitti ad un lungo e difficile percorso di riscrittura delle regole, conclusosi solo pochi anni fa con la nuova Costituzione del 2015 e l'elezione della prima presidente donna, Bidhya Devi Bhandari. L'altro ricordo riguarda una rivoluzione cinematografica lanciata dai pionieri di Dogma 95. Un passo del manifesto recitava: "Il compito 'supremo' dei registi decadenti è ingannare il pubblico. È di questo che andiamo tanto fieri? È questo che ci hanno portato i '100 anni' di storia del cinema? Illusioni attraverso cui poter comunicare delle emozioni?... Grazie alla cosciente scelta di imbrogliare ogni singolo artista?". A queste considerazioni fece seguito un giuramento noto come 'voto di castità', un decalogo di cose da fare o evitare con una conclusione sconcertante: "Giuro inoltre come regista di astenermi dal gusto personale! Io non sono più un artista. Giuro di astenermi dal creare 'un’opera', perché considero l’istante più importante del tutto. Il mio scopo supremo sarà quello di carpire la realtà dai miei personaggi e dai luoghi. Giuro di fare questo con ogni mezzo disponibile in disprezzo del buon gusto e di ogni altra norma estetica". Da tale atto di fede, se così possiamo chiamarlo, nacquero film destinati a segnare generazioni, come "Breaking the Waves" di Lars von Trier, che parla di religione, ma anche no; che parla di ateismo, ma anche no; che parla di credenze, ma anche no. Guardatelo, se non lo avete già fatto; riguardatelo, se vi è capitato di vederlo. A pensarci bene, però, la pellicola forse parla di regole con le regole o forse aggirandole. Sta di fatto che, per infrangere le norme del cinema, ne andavano autoimposte altre attraverso cui sovvertirle.
Sembra paradossale, ma rigettare le regole vigenti richiede di trovarne altre e persuadere gli altri della loro alterità e validità, se vogliamo davvero cambiare qualcosa e non impelagarci in situazioni senza via d'uscita o fini a sé stesse. Pertanto, è essenziale riscoprire la riflessione creativa e la visione innovatrice insite in ciascuno di noi, dedicando allo studio, nonostante gli ostacoli, una parte della nostra vita quotidiana, applicandoci con assiduità e diligenza, perché solo così il cervello non si sclerotizzerà e lo spirito non invecchierà.
Se l’uomo conosce e trasforma il mondo, accade perché è 'misura di tutte le cose'. L'essere umano è ciò che vi è di più prezioso al mondo e niente ha valore se non in rapporto all’uomo. Di conseguenza, l'uomo è il solo capace di trasformare ciò che lo circonda. È lui stesso che esige e compie la trasformazione del mondo, che può modificarsi solo grazie al ruolo attivo che vi gioca. Pertanto, considerare l’evoluzione del mondo, alla luce del ruolo attivo che abbiamo, è l'unica occasione che ci è data per apportare un cambiamento radicale alla società. In questo senso, l'augurio migliore che si possa rivolgere a tutti, in particolare ai discenti, è di non stancarsi mai di studiare e di pensare il mondo in modo diverso o 'laterale'.
Credere che un cambiamento sia possibile è il metodo più efficace per innervare lo spirito natalizio, nella prospettiva di migliorare la condizione umana. Questo è il dono di Natale più stupefacente che possiamo offrire a noi stessi e agli altri, per ripartire all'unisono con maggior consapevolezza, più valori, più attenzione alla comunità.

Vobis omnibus bonas ferias hiemales ex imo corde exopto.


Il Dirigente
Prof. S.A.