Che cosa hanno in comune capolavori del calibro di Ossessione (1943) e La terra trema (1948) di Luchino Visconti con Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini, oggi tra i principali successi cinematografici del Neorealismo italiano? E quali sono i motivi, gli intenti, i temi, le ideologie che li avvicinano alla coeva letteratura del secondo dopoguerra?
Lo ha raccontato ai nostri studenti il prof. Giuseppe Iannaccone, autore per Giunti – Treccani, in collaborazione con Roberto Carnero, di alcuni fortunati manuali di letteratura italiana in uso nelle nostre scuole (tra cui Vola alta parola e Al cuore della letteratura, ma anche, di ultima pubblicazione, Il magnifico viaggio). Iannaccone, già docente a contratto presso le Università di “Roma Tre” e “La Sapienza” è ora insegnante presso il Liceo classico “Vivona” di Roma. E, in una conferenza dal titolo “Neorealismo tra letteratura e cinema”, svoltasi a distanza venerdì 4 marzo, ha saputo catturare l’attenzione degli studenti dell’ultimo anno, che si apprestano a concludere il loro viaggio nella letteratura italiana proprio con lo studio del secondo Novecento.

All’evento hanno preso parte anche alcune classi quinte del Liceo “Antonio Meucci” di Aprilia, in collaborazione con il quale la conferenza è stata fortemente voluta e promossa fin dall’inizio. Un modo per superare, con leggerezza, le restrizioni e il necessario contingentamento imposti dall’emergenza pandemica, cogliendo, grazie alle potenzialità della tecnologia, l’opportunità di accorciare le distanze e sperimentare nuove forme di interdisciplinarità e di didattica “in rete”. Ripartendo sempre dalla cultura.
È così che davanti agli occhi dei nostri ragazzi sono sfilate le indelebili inquadrature di Roma città aperta, in cui, nella scena presto assurta a simbolo dell’intera Resistenza italiana, una straordinaria Anna Magnani (sora Pina) si lancia dietro alla camionetta che porta via il suo Francesco catturato dai tedeschi, per poi rimanere riversa tragicamente a terra - in via Raimondo Montecuccoli, dove venne girata la scena - sotto le raffiche dei mitra. Proprio come era capitato a Teresa Gullace, la giovane incinta freddata dai nazisti, non al Casilino ma in via Giulio Cesare, mentre cercava di salvare suo marito – vicenda a cui Sergio Amidei, sceneggiatore di Rossellini, si è ispirato.

Ma non solo. Anche le scene iniziali di Ossessione, in cui Visconti, in maniera del tutto pionieristica, indugiando in dettaglio con la camera su alcuni miseri particolari della provincia straziata dal conflitto, riscrive in pochi ciak l’intero paradigma estetico del cinema italiano, sono servite al prof. Iannaccone per esemplificare i nuovi orizzonti concettuali della militante letteratura neorealistica postbellica. Quella letteratura fatta di testimonianza, di incrollabile impegno civile, di rivoluzionaria verità del narrato, e del narrabile, che, solo per citare alcuni dei suoi maggiori rappresentanti, si sostanzia nei capolavori di Vittorini, Fenoglio, Levi, Pavese, passando anche attraverso i racconti di autori meno citati, quali Domenico Rea (Spaccanapoli, 1947) e Anna Maria Ortese (Il mare non bagna Napoli, 1953).
Ed è sempre Visconti a chiudere questo emozionante percorso sulle origini, cinematografiche e letterarie, del neorealismo italiano. Come ultima citazione è stata presentata la sequenza inziale di La terra trema, pellicola del ’48 ispirata alla vicenda narrata ne I Malavoglia di Verga, in cui il regista supera volontariamente i limiti intrinseci dell’estetica verista. Con un intenzionale atto di rivalsa. Quello della Storia che si fa denuncia, dello svelamento delle logiche di sfruttamento economico-sociale che, tra i pescatori di Aci Trezza, ha il sopravvento su un atavico determinismo locale.

E poco importa il fatto che il film, in realtà, fu uno dei più colossali flop finanziari che la cinematografia del dopoguerra ricordi (a fronte di circa 120 milioni investiti nella sua commercializzazione, la produzione racimolò a stento introiti per 5.300.000 lire). L’ANICA - che si era ricostituita sin dal ’44 - incassò il colpo, ma continuò ad investire, con coraggio ed ottimismo, nell’intelligenza dei suoi autori e del suo pubblico. Fu una mirabile intuizione. Il miracolo della ricostruzione non tardò ad arrivare.
“Siamo vinti, guardiamo i nostri disastri, paghiamo i nostri debiti con l’amore feroce dell’onestà e il mondo parteciperà commosso a questa grande battaglia con la verità […]. Nulla è in grado di rivelare come il cinema i fondamenti di una nazione”.
Alberto Lattuada ai rappresentanti dell’Associazione Culturale del Cinema Italiano (ACCI) nel corso della sua prima riunione – Roma, marzo 1945
Ringraziamenti
Grazie al prof. Giuseppe Iannaccone per aver risposto subito con entusiasmo all'invito ricevuto da parte mia e della prof.ssa Iovino, e ai nostri Dirigenti, il prof. Sergio Arizzi del Liceo "Leonardo da Vinci" e la prof.ssa Laura De Angelis del Liceo "Meucci" di Aprilia per aver creduto, ancora una volta, nel valore della cultura.
La referente PTOF